Rischia di saltare l’intero progetto di riqualificazione che nel comune di Massa (MS) vede interessato il tratto di lungomare occupato dall’ex colonia Torino. I rifiuti nel terrapieno davanti zona, adagiati sul mare da decenni, rischiano di restare al loro posto ancora molto a lungo: un anno di proroga, richiesto dalla ditta appaltatrice, non solo potrebbe non bastare ma addirittura si ipotizza di andare a elaborare un nuovo progetto perché l’amianto non è ‘emerso’ solo in superficie ma è stato ritrovato ora anche oltre i 15 centimetri di profondità. I lavori nel cantiere restano fermi anche se il sindaco della cittadina toscana ha chiesto di riaprire almeno il tratto del lungomare.

Colonia Torino, i cittadini uniti in un esposto in Procura

Gli abitanti di Massa, davanti al cantiere aperto ma di fatto inattivo, si sono chiesti come mai inspiegabilmente dopo il ritrovamento dell’amianto, anziché mettere immediatamente in sicurezza l’intera zona, i lavori si siano bloccati nonostante si conosca bene il rischio e le conseguenze che si corrono nel respirare le micro-fibre altamente cancerogene. L’associazione “Massa Libertà e Diritti” in particolare chiede chiarezza, anche perché gli interventi di bonifica sono finanziati dalla Regione che ha previsto aiuti alle pubbliche amministrazioni per rimozione e smaltimento amianto: la situazione sta recando gravi danni alla cittadinanza e al comparto turistico. I cittadini hanno comunicato l’intenzione di presentare un esposto alla Procura della Repubblica affinché verifichi se nel sito ex colonia Torino siano stati messi in atto tutti i presidi necessari per la salvaguardia della salute degli abitanti e appuri se esistano dei responsabili da perseguire.

Nella zona la mortalità per tumori è più alta della media nazionale

La zona di Massa per anni è stata patria di aziende che hanno utilizzato materiali pericolosi: la mortalità media per tumori è superiore del 12% (il doppio rispetto alle altre località con caratteristiche simili), che la pone al primo posto in Toscana e tra i primi quattro in Italia. La Regione non riesce tuttavia a portare a termine lo studio di Microarea che è fermo dal 2020 che servirebbe anche per comprendere le cause di questo stato di cose: il motivo sarebbe da imputare, secondo la Regione, al fatto che i ricercatori dovrebbero utilizzare i dati personali relativi alla salute dei cittadini, oggetto di tali studi, violando così la loro privacy.