A 300 metri dal Duomo di Firenze e a 30 anni dalla sua chiusura, sono terminati i lavori di bonifica e ristrutturazione del teatro dell’Oriuolo. Sono state interamente demolite le strutture in avanzato stato di degrado ricoperte di amianto: negli spazi riqualificati trova ora posto una inedita piazza green, in attesa dell’apertura del nuovo Teatro delle arti digitali.

Un intervento che triplica l’area non edificata a vantaggio di verde e spazi aperti grazie alla demolizione di 2200 metri cubi (circa 300 mq), principalmente nell’area della ex platea. Il teatro si è rivelato impossibile da mettere a norma a causa della fatiscenza delle strutture esistenti, che sono state quindi demolite del tutto.

Un intervento dal valore ambientale e culturale

Lo scopo dei lavori era mettere in sicurezza lo stabile, eliminare del tutto i materiali pericolosi come l’amianto e recuperare spazi da destinare alla collettività.  L’intervento ha previsto un impegno complessivo di 600 mila euro, di cui circa 150 mila euro per le demolizioni e 450 per il recupero.

La piazza-giardino copre un’area triplicata rispetto a quella originaria grazie all’abbattimento degli oltre 300 mq di baracche realizzati negli anni 50, mentre nei locali della ex scena nascerà il ‘digital teatrum’: un luogo fisico attrezzato con strumentazioni digitali per consentire a cittadini e visitatori di sperimentare direttamente le arti digitali senza la mediazione di uno schermo. Al centro del complesso si trova ora il giardino, visibile dalla porta esterna.

L’allarme amianto lanciato già 10 anni fa

Il tetto dell’Oriuolo che si trovava inglobato nell’Archivio storico del Comune, era completamente rivestito in eternit. Il teatro, costruito in legno nel 1950 era rimasto attivo fino agli anni ’80, poi nel 2006 era stato assegnato all’Università, ma la ristrutturazione non era mai stata avviata se non per la parte dell’Archivio.

Qui per anni numerosi dipendenti comunali si sono recati negli uffici che affacciano proprio sul tetto dell’Oriuolo. Nel 2012 alcuni esponenti politici locali avevano lanciato l’allarme chiedendo che venisse verificato che la salute dei lavoratori non fosse a rischio, vista la notevole quantità di asbesto.