Come periodicamente accade, torna sotto la luce dei riflettori il colosso farmaceutico Johnson&Johnson, accusato da decine di migliaia di consumatori di aver riportato danni alla salute amianto-correlati dopo l’esposizone prolungata ad alcuni dei suoi prodotti. L’azienda americana, per evitare conseguenze penali ben peggiori, ha proposto di risarcire sopravvissuti e parenti delle vittime con una cifra pari a 8,9 miliardi di dollari.
Sotto accusa il talco per bambini “Baby Powder”
Il New York Times, ma anche altri organi, come l’agenzia di stampa Reuters, puntano il dito contro il talco per bambini Baby Powder, responsabile, secondo le accuse di decine di migliaia di consumatori, di aver provocato diverse forme di cancro in tantissime donne che ne facevano uso per i propri figli. Questo perchè, a quanto sembra, le cave dalle quali veniva ricavato il talco erano contaminate con amianto.
Sono infatti numerosissime le cause legali pendenti sull’azienda (si parla di una cifra tra le 40 e le 70 mila denunce in atto), che ha dunque proposto di pagare un maxi risarcimento da 8,9 miliardi di dollari, nei prossimi 25 anni, per chiudere ogni vertenza. Facendo i calcoli, in questo modo, Johnson&Johnson finirebbe per pagare molto meno di quanto dovrebbe se affrontasse le singole cause, evitando anche ulteriori perdite in borsa che potrebbero risultare letali per il futuro della compagnia.
Tuttavia, è già stato riportato che molti consumatori non sarebbero disposti ad accettare una simile offerta. Infatti, la proposta deve prima passare al vaglio del tribunale, e poi essere accettata dalle vittime. Questa soluzione sembra alquanto complicata al momento. La multinazionale ha inoltre già interrotto la vendita in Canada e negli Stati Uniti.
Le responsabilità di Johnson&Johnson
L’azienda ha a lungo negato che nei suoi prodotti potessero esserci tracce di amianto potenzialmente cancerogeno, ma nel 2018 l’agenzia Reuters aveva portato alla luce dei documenti che, in realtà, dimostravano il contrario.
Sempre stando a quanto riportato, tra il 1971 e il 2000 furono condotti dei test interni a Johnson&Johnson che avrebbero dimostrato la presenza di amianto pericoloso nei prodotti. Questa informazione, tuttavia, non sarebbe mai arrivata agli organi di vigilanza e alle commissioni di sicurezza.
La proposta di risarcimento non è un’ammissione di colpa
I vertici della compagnia, tra i quali il vice-presidente Erik Haas, continuano a tacciare le accuse delle vittime come “pretenziose e prive di fondamento”. Infatti l’azienda ha a lungo cerco di negare o minimizzare i gravissimi danni alla salute causati dai suoi prodotti, costretta a cedere infine sotto la pressione del governo americano.
Inoltre, sottolinea Johnson&Johnson, la proposta di risarcimento di 8,9 miliardi non rappresenta in alcun modo un’ammissione di illecito, ma sarebbe semplicemente un modo per “chiudere qui la questione”, senza arrivare a una sentenza penale.
Non è la prima volta che Johnson&Johnson perde cause milionarie
La presenza di amianto nel talco per bambini era già stata provata nel recente passato, con il colosso farmaceutico costretto a pagare risarcimenti milionari, che però sarebbero niente in confronto a quanto potrebbe succedere.
Nel 2016, per esempio, l’azienda ha dovuto versare ben 72 milioni di dollari al figlio di una donna morta di cancro proprio a causa dell’esposizione a questo talco.
Inoltre, nel 2022, la Corte Suprema aveva costretto Johnson&Johnson a pagare un maxi risarcimento di ben 2,1 miliardi di dollari ad alcune donne affette da tumore al seno. La causa di queste malattie è stata trovata proprio nella presenza di sostanze cancerogene, come l’amianto, all’interno del talco.
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