Il tribunale di Napoli ha condannato Telecom Italia – all’epoca dei fatti Sip – al pagamento di oltre 146.000 euro come risarcimento agli eredi di un uomo, avvocato nella città partenopea, che per 10 anni aveva lavorato, senza saperlo, a contatto con fibre di amianto (amianto sui fili del telefono). L’uomo è morto a 57 anni, nell’agosto 2021, a causa di un mesotelioma pleurico maligno provocato proprio dall’esposizione all’amianto.

Amianto sui fili del telefono: la ricostruzione della vicenda

L’avvocato deceduto nel 2021 aveva lavorato tra il 1970 e il 1980 nell’ufficio legale della Direzione regionale Campania Basilicata che si trovava nel Palazzo Sip di Napoli. Sarebbero stati gli eredi della vittima a contattare l’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) e quest’ultima avrebbe dimostrato la presenza dell’amianto attraverso la relazione di alcuni lavori di demolizione e bonifica avvenuti nel 2007. Nella relazione sarebbe stata rilevata la presenza di amianto nella coibentazione, in una quantità di gran lunga superiore ai limiti previsti dalla legge in fatto di esposizione. Un testimone avrebbe inoltre rivelato che ci fosse presenza di amianto anche nelle pareti dell’edificio e che lo stesso sarebbe stato bonificato solo anni più tardi.

Tra le criticità messe in evidenza dall’Osservatorio Nazionale Amianto, il fatto che non sarebbero state poste in essere attività di informazione preventiva e di vigilanza e che i dipendenti non siano mai stati controllati da medici che avrebbero potuto prevenire la comparsa della malattia o effettuare una diagnosi precoce.

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha anche messo in evidenza come la consulenza tecnica fornita al giudice abbia stabilito il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e la patologia che ha condotto la vittima al decesso. La sentenza, tra l’altro, avrebbe accertato la presenza dell’amianto sia nelle coibentazioni sia nelle tubolature all’interno delle quali erano presenti i fili del telefono e che ha determinato l’elevata aerodispersione delle polveri e delle fibre di amianto, con l’esposizione di tutti gli altri dipendenti dell’azienda. Oltre alla sentenza già pronunciata dal tribunale di Napoli, altri procedimenti sarebbero in corso e potrebbero portare alla condanna e al risarcimento per altre vittime esposte per anni all’amianto. Si teme, infatti, che questo caso sia il primo di una lunga serie.