La presenza di amianto nell’acqua potabile è un argomento che preoccupa tantissimi cittadini. Preoccupa perché nella maggior parte dei casi il fenomeno non è direttamente controllabile da parte del singolo cittadino, che quindi tiene ad essere informato su quali siano le condizioni effettive dell’acqua che arriva dal rubinetto di casa.

Cosa dice l’OMS sulla presenza di amianto nell’acqua potabile

A tal proposito è molto interessante una nota tecnica rilasciata dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda USL di Modena. Il Dipartimento in questione ha riportato alcune evidenze scientifiche, ad oggi a nostra disposizione, in merito alla presenza di amianto nell’acqua destinata al consumo umano. La comunità scientifica ha iniziato ad occuparsi di possibili effetti della presenza di fibre di amianto nell’acqua già negli anni ’70 del Novecento. Nel 1994 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha emesso un documento contenenti “Linee guida per la qualità dell’acqua potabile” in cui affermava che: “non esiste alcuna prova seria che l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute. Non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su delle considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell’acqua potabile”. Tale indicazione sarà poi confermata anche nelle linee guida pubblicate nel 2001.

Il parere dell’Unione europea

Così come riportato dall’OMS nelle proprie linee guida, anche l’Unione europea, attraverso la direttiva 98/83/CE ha regolato tutte le condizioni necessarie per assicurare la distruzione di acqua potabile sicura e ha dichiarato di non considerare l’amianto un parametro da controllare, non ponendo dunque alcun limite di legge.

La normativa italiana in merito

La normativa italiana da prendere come riferimento in questo caso è la legge numero 257 del 1992, che ha normato l’impiego dell’amianto nella sua interezza. In base a tale normativa, il Ministero della Salute ha poi emanato il decreto 14 maggio 1996 in cui sono indicati comportamenti riguardanti la questione delle acque in contatto con prodotto in cemento amianto e in particolare i criteri per la manutenzione e l’uso di tubazioni e cassoni in cemento amianto destinati al trasporto e/o deposito di acqua potabile. In tale decreto viene evidenziato come studi internazionali su popolazioni esposte a concentrazioni di fibre di amianto da 1×10.000.000 a 200×10.000.000 fibre/litro non abbiano dato evidenze di una associazione fra eccesso di tumori gastrointestinali e consumo di acqua potabile contenente fibre di amianto.