Secondo i dati riportati dal sito GreenPlanner, l’Italia ha rimosso soltanto il 25% dell’amianto presente sul proprio territorio, nonostante sia stato il primo Paese in Europa a riconoscere la pericolosità del materiale e metterlo al bando. Quando si tratta di questo argomento, uno degli aspetti più importanti è come riconoscere l’amianto e come comportarsi nei suoi confronti. Capire come muoversi è vitale, viste le conseguenze serie a cui un’esposizione da amianto può portare sulla salute.
Come riconoscere l’amianto e cosa fare
Per capire come riconoscere l’amianto e come comportarsi nei suoi riguardi, GreenPlanner ha intervistato Marilina Boschetti asbestos technician expert dei laboratori del Gruppo Tuv Italia, che ha fornito alcune informazioni molto utili in merito.
Le informazioni sono particolarmente utili per capire come riconoscere l’amianto poiché ancora oggi, in alcuni prodotti di consumo, è presente questo materiale cancerogeno. In base a quanto affermato dalla Boschetti, il modo più sicuro per determinare l’assenza o la presenza di amianto in un prodotto, è quello di rivolgersi ai laboratori certificati dal Ministero della Salute, che andranno poi ad analizzare i campioni forniti. Nonostante l’amianto sia stato utilizzato in larga parte nel settore dell’edilizia, ancora oggi, infatti, non è una rarità trovarlo nei prodotti di consumo importati da Paesi extra Ue.
Una volta individuato l’amianto, è estremamente importante adottare i giusti comportamenti affinché vengano esclusi tutti i rischi sulla salute che questo materiale cancerogeno può provocare. Trovare l’amianto non è infatti così difficile: nonostante la legge di messa al bando, in Italia, sia stata approvata nel 1992, attualmente soltanto il 25% di quello installato è stato rimosso.
Sensibilizzare i committenti nel produrre un programma di ispezione dei campioni sospetti e avvalersi di personale qualificato può essere la strada giusta. Certo, i successivi processi di smaltimento non sono esenti da rischi: prima di tutto c’è il rischio di esporre alla sostanza la popolazione, soprattutto a causa della carenza di discariche idonee ma esistono trattamenti in grado di eliminare del tutto il rifiuto trasformandolo in una fase cristallina non fibrosa e quindi non tossica ed eventualmente riutilizzabile. Avvalersi dell’ausilio di laboratori qualificati è assolutamente imprescindibile per intervenire nel modo più sicuro e corretto
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